Blog

01 dicembre 2009

Napoleon: nuovo articolo

La rivista New York ha pubblicato un articolo sul Napoleon della Taschen con alcuni commenti di Christiane, Jan Harlan e Alison Castle, più una galleria di foto. Ripercorrendo l'odissea produttiva del film, dal 1967 agli anni '80, l'articolo sciorina gli aneddoti più gustosi e i nomi più famosi coinvolti nel progetto.


"Stanley era infatuato con questa storia," ci ricorda Harlan, "era un esperto di politica ed era affascinato dalla follia e dalla vanità umane. Napoleone era l'esempio perfetto per studiare questi argomenti."

Molti collaboratori del regista avevano individuato somiglianze molto strette tra Kubrick e l'imperatore corso: oltre ai semplici paragoni sulla volontà totalizzante, sul controllo e la pianificazione, Michael Herr, co-sceneggiatore di Full Metal Jacket, aveva avvicinato le due personalità con grande acutezza: entrambi erano emarginati, quasi del tutto auto-didatti, che sono riusciti a battere il sistema da soli, condividendo per altro una certa avversione per il modo comune di fare le cose. L'autore dell'articolo fa notare come sia facile immaginarsi Kubrick sottoscrivere questo passaggio dalle memorie di Napoleone: "Tutto è molto difficile per me, perché i modi di coloro con cui vivo, e con cui probabilmente vivrò sempre, sono così diversi dai miei come la pallida luce della luna lo è dai raggi del sole."


Jean Tulard, il principale storico napoleonico francese che ha contribuito al libro con un saggio sulla figura dell'imperatore al cinema, commenta la sceneggiatura di Kubrick: "Leggendo lo script è impossibile dire se Napoleone piacesse a Kubrick o se al contrario lo detestasse." Anche Harlan è dello stesso parere: Kubrick era lacerato tra una profonda ammirazione e una altrettanto vivida delusione; aveva tentato strenuamente di capire come un uomo così capace avesse potuto essere così facilmente manipolato da quella gatta morta di Josephine, o avesse potuto fare errori così marchiani nella preparazione della campagna di Russia che segnò la sua sconfitta. "Quando Stanley era giovane, aveva giocato a scacchi in maniera professionale," dice Christiane, "e credeva che Napoleone avrebbe imparato a controllarsi meglio se avesse giocato a scacchi. Stanley pensava che se sei troppo emotivo, perdi."

The Cinemascope Spectacular of Books, Tobias Grey, New York Magazine 29.11.2009

Nessun commento:

© 2001-2011 ArchivioKubrick