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07 dicembre 2009

Napoleon: recensione parte 2

Proseguo le recensioni dello Stanley Kubrick's Napoleon con la prima parte del libro Text, contenente saggi, articoli e trascrizioni di note e conversazioni.

La prefazione di Alison Castle, leggibile anche sul sito Taschen, è piuttosto scialba, il che non mi sorprende affatto: la Castle è quella che nello Stanley Kubrick Archives non era stata in grado di attribuire pagine sciolte a riviste piuttosto famose e, ben peggio, aveva dedicato metà dello spazio disponibile a riproduzioni di fotogrammi, belle ma sostanzialmente inutili dopo un primo sguardo, privandoci della possibilità di osservare e studiare il doppio dei materiali reperibili negli archivi.

"Stanley Kubrick's Napoleon", testo introduttivo di Jan Harlan, invece non è affatto male: nonostante ripeta ciò che abbiamo già sentito nelle interviste, tenta di mettere ordine nella mole del progetto indicando le direttrici fondamentali dell'interesse di Kubrick ed evidenziando come nella figura di Napoleone si condensino quasi tutte le tematiche care al suo cinema. Stranamente, si percepisce anche una certa modestia tra le righe, scevre per una volta del tono sempre troppo assolutista che Harlan ha preso negli ultimi anni con l'intento, molto poco mascherato, di nominarsi detentore della verità su Kubrick. Qui, al contrario, la sua voce si mette al servizio del progetto e riassume i punti chiave di un personaggio esemplare per genio e vanità, portatore sia di progresso che di repressione.

"Everything a good story should have: Stanley Kubrick and Napoleon" è un lungo saggio articolato in capitoli scritto da Eva-Maria Magel che già aveva contribuito al catalogo della mostra di Francoforte con un articolo sul progetto incompiuto. Qui riesce a combinare piuttosto efficacemente un riassunto critico della sceneggiatura con il resoconto delle vicissitudini produttive che Napoleon attraversò dal 1967 al 1972. Certo, questo secondo aspetto ha un peso molto inferiore al resto: vengono riportati solo gli eventi principali, liquidati in poche righe di raccordo. L'inizio del progetto nel 1967 durante le fasi finali di 2001: Odissea nello Spazio, la stesura della prima sceneggiatura fino al 1969, le ricerche iconografiche del 1968, il rifiuto della MGM prima e della United Artists poi, l'ingresso della Warner Bros. durante Arancia Meccanica e il definitivo abbandono del progetto – tutto è frullato nei primi capitoli. Avrei davvero gradito maggiore chiarezza e sistematicità. Il riassunto critico della sceneggiatura procede seguendo le macro-sezioni dello script e illustra in modo chiaro tanto ciò che Kubrick intendeva sottolineare quanto i modi tecnico-filmici per farlo, seguendo quanto indicato dalle note a margine dei vari libri letti dal regista come documentazione. In definitiva, un buon saggio per dare un minimo di contesto storico e capire a grandi linee l'interesse del regista per questa storia di ascesa e caduta quasi archetipica nella sua classicità.

La Castle si ritaglia un altro po' di spazio con "Kubrick talks about Napoleon", raccolta breve di dichiarazioni del regista sul suo film tratte dalle interviste di Gelmis, Houston e Hofsess, e il più corposo "Notes and annotations" che raccoglie passaggi sottolineati o evidenziati da Kubrick nel corso delle sue letture, più annotazioni a margine vergate sulle pagine dei vari libri. Molto molto interessante, questi appunti danno bene l'idea di cosa Kubrick avesse in mente durante i suoi studi sul soggetto. La cosa più affascinante è constatare come la totalità dei passaggi sottolineati da Kubrick che riguardano parole dette o scritte da Napoleone sia assolutamente in linea con Kubrick stesso, quasi come se i due condividessero una identica visione del mondo. Il luogo comune dell'identificazione del regista col suo personaggio parrebbe sinceramente autentico. Cinque pagine, e ne avrei volute cinquecento.

Ancora la Castle con l'inventario del materiale di ricerca: ogni scatola contenente il materiale relativo al Napoleon è stata inventariata nel 2005-2006 e qui ne viene elencato il contenuto. Si scopre così che ci sono, tra le mille altre cose, 500 pagine di lettere tra Kubrick e Bob Gaffney, 200 pagine di note scritte dallo storico Felix Markham, 140 foto di prove costumi, 500 pagine di note scritte a mano da Kubrick. Avrei tanto voluto vederle e mi chiedo perché non ci siano. Nel mezzo del capitolo, alcune fotografie a colori di questo materiale: scatole, raccoglitori, pagine delle varie bozze di sceneggiatura.

Il libro prosegue poi con una selezione delle trascrizioni di conversazioni tra Kubrick e Markham. Per adesso, alcune foto di queste pagine, per ammirare l'orrido font scelto dalla Castle o da Mathias Augustyniak, designer dello studio M/M responsabile dell'abnorme parto.








Le altre recensioni:
  • Impressioni iniziali: spacchettando i libri.
  • Prima parte: i tre libri più piccoli.
  • Terza parte: i dialoghi tra Kubrick e Markham.
  • Quarta parte: corrispondenza, appunti e cronologia.
  • Quinta parte: iconografia e piano di produzione.
  • Sesta parte: il trattamento del 1968.
  • Settima parte: lo script del 1969.
  • Ottava parte: ultimi due saggi di Text.
  • Conclusione: recensione finale sull'intero libro.
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