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25 settembre 2014

Stanley Kubrick: New Perspectives - la mostra

A Londra, fino alla fine del mese, è possibile visitare alla piccola galleria d'arte Work su Acton Street, la mostra "Stanley Kubrick: New Perspectives", abbinata alla prossima pubblicazione di un volume omonimo di saggi critici che beneficiano del materiale di ricerca conservato al Kubrick Archive.

La mostra intende far luce sulla paradossale creazione da parte di Kubrick di ambienti cinematografici tanto realistici quanto immaginari. Concentrandosi su tre ambienti iconici – l'astronave Discovery di 2001: Odissea nello Spazio, l'Overlook Hotel di Shining e la città di Hué ricostruita per Full Metal Jacket – la mostra illustra come, a partire da una ricerca meticolosa e da un'attenta preparazione per l'illuminazione dei set, Kubrick fosse in grado di creare ambienti che trascendono la realtà per divenire quasi degli spazi della mente.


L'idea è molto valida: un concetto interessante raramente esplorato dalla critica kubrickiana. Sfortunatamente, la mostra non beneficia di molto materiale e ha un allestimento alquanto scarso: una dozzina di cornici dentro le quali sono esposte una manciata di foto e lettere, senza alcuna nota esplicativa o critica, fornite a parte stampate su un volantino a disposizione dei visitatori (che potete leggere a partire da qui).


Ovviamente qualsiasi mostra che faccia uso di materiali inediti del Kubrick Archive è destinata a regalare almeno un paio di chicche, anche per sbaglio. In questo caso, tra le cose che ho trovato particolarmente divertenti, questa lettera esasperata di Arthur C. Clarke (cito un estratto dal finale):
Ora, veniamo al tuo cablogramma che mi ha dato non pochi problemi. Dopo diverse ore di tentativi, ci rinuncio. Proprio non capisco cosa intendi, perché il punto più importante – che il segnale radio sia diretto verso Saturno – non può essere rivelato in questa parte e deve essere tenuto per la fine della sequenza sulla Discovery. [...] e comunque tutta questa roba andrà ripetuta dopo il volo con Hal perché se la saranno già dimenticata tutti quanti se gliela diciamo troppo presto. Inoltre, quale concepibile urgenza avrà mai la voce narrante in questo momento? Sono disposto, e volentieri, a controllare i dialoghi che dovrai girare nelle prossime settimane, ma per quanto riguarda la narrazione questa dovrà aspettare che finisco prima il romanzo – e al momento sono troppo stanco per occuparmene, almeno per le prossime due settimane. Se sei preoccupato riguardo alla durata, puoi dettarmi una dichiarazione puramente fattuale che copra tutti i punti che intendi dire e ti garantisco che te la posso poetizzare in due secondi, lunga uguale.
Sempre dalla pre-produzione di 2001, una lettera di Kubrick a Roger Caras rivela la noia e la depressione di avere a che fare con consulenti esterni che non sempre si rivelano all'altezza delle aspettative, in questo caso gli esperti della IBM che tentavano di inventare un convincente supercomputer:
Caro Roger,
i disegni della IBM per il computer Athena sono inutili e completamente irrilevanti rispetto a quel che ci serve e a quelle che presumo siano state le discussioni tra Fred [Ordway] e loro, e di sicuro rispetto alla mia discussione con Fred. Sono estremamente annoiato e depresso da tutta questa faccenda. [...] Non c'è assolutamente tempo da perdere. Anche scrivere questa lettera mi dà l'impressione di dar corda a quello che ormai mi appare come un tentativo del tutto inutile. So che non è colpa tua o di Fred, e non prendere queste righe come una critica al vostro operato. Si è semplicemente verificata una cazzata che non solo non ci dà quanto sperato ma ci costa un sacco di tempo.
Da un annoiato e depresso ma sempre affettuoso,
Stanley
Per chiudere, su due tavoli al centro della sala, alcune riviste d'epoca propongono un (esile) sguardo alla percezione mediatica dei film di Kubrick. La chicca qui sta nell'antologia di dichiarazioni di Stephen King su Shining, che contiene questo frammento del 1979.
Mi ha chiamato, ha chiesto la mia opinione e io continuavo a dirgli, le poche volte che ci siamo sentiti, "Guarda, questo è un film. Fai il tuo film." Tutte queste cazzate sugli autori che non vogliono che i loro libri vengano cambiati. Se non vuoi che li cambino, perché allora gli hai venduto i diritti? Io adoro i film.
Se lo sarebbe rimangiato svariate volte!

Se il libro Stanley Kubrick: New Perspectives presenta saggi che illustrano il processo di realizzazione dei film, potrebbe essere un'altra validissima lettura assieme al catalogo della mostra itinerante. Tra un mesetto lo sapremo.

24 settembre 2014

Intervista d'epoca a R. Lee Ermey

Sul sito della giornalista americana Bobbie Wygant è presente questa intervista, condotta nella seconda metà del 1987, a R. Lee Ermey, il sergente istruttore dei Marines chiamato prima come consulente tecnico e poi come attore per interpretare la memorabile parte di Hartman.

Particolarmente interessante l'ultima parte dell'intervista, in cui Ermey racconta le conversazioni preliminari con Kubrick, in cui il regista gli aveva spiegato cosa stava cercando di fare con Full Metal Jacket.

Ah, la televisione di una volta!

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