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23 gennaio 2023

Cosa si cela dietro Eyes Wide Shut

Nel luglio 1999 quando Eyes Wide Shut uscì nelle sale americane causò, come sempre succedeva con un film di Kubrick, reazioni molto polarizzate. Ma anche quelli a cui non era piaciuto erano pronti a sostenere che il film appariva come un'opera molto personale per il regista, se non quella più personale in assoluto. 

Nessuno però sapeva spiegare il perché. 

Andando ad analizzare alcune scene chiave del film e soprattutto intervistando testimoni che conoscevano molto bene Kubrick, nella quinta puntata della serie Cracking the Kube cerco di dare io una risposta. 

Eyes Wide Shut è "il film di gelosia" di Kubrick, un tipo di film che il regista voleva realizzare fin dai suoi esordi. L'annuncio per un film tratto da Doppio Sogno di Schnitzler risale agli inizi degli anni '70, ma l'interesse di Kubrick per questa novella era già nato nella metà degli anni '50. Perfino prima, anzi: ho scoperto di recente al Kubrick Archive consultando i suoi scritti giovanili che gran parte delle storie che pensava di girare trattavano di matrimoni in crisi, tradimenti, mogli fedifraghe e mariti libertini. 

Come mai – viene quindi da chiedersi – Kubrick era così attratto da storie di infedeltà coniugale? La risposta me l'ha data Gerry Fried, il compositore delle colonne sonore dei primi film e uno dei migliori amici di Kubrick durante gli anni al Greenwich Village, con cui ho chiacchierato a lungo del giovane Kubrick. 

Questo episodio è forse il mio preferito dell'intera serie, in parte perché lo studio su Eyes Wide Shut è il più recente che ho fatto. L'avevo preparato per una conferenza tenutasi all'Università delle Arti di Londra nel dicembre 2019. Dovrebbe essere pubblicato alla fine di quest'anno in una versione estesa in un libro accademico a cura di Nathan Abrams e Georgina Orgill, intitolato Eyes Wide Shut: Behind Stanley Kubrick's Masterpiece. Seguitemi per gli aggiornamenti sulla data di uscita.  

16 gennaio 2023

L'Arancia dello Scandalo: Burgess contro Kubrick

Quando uscì Arancia Meccanica, Anthony Burgess si disse "deliziato" dal film di Kubrick: "è il miglior adattamento di un romanzo che abbia mai visto." Qualche mese dopo lo scrittore stupì tutti proclamando invece che il film era "un capovolgimento delle mie intenzioni." 

Per i successivi venti anni, Burgess non smise mai di lamentarsi del successo di Arancia Meccanica, esasperando perfino Kubrick tanto da fargli dire che avrebbe voluto che "Burgess la piantasse di fare lo stronzo." 

A prima vista sembrerebbe il classico screzio tra regista e scrittore: il primo che si prende troppe libertà nell'adattare un'opera letteraria per il cinema, il secondo che se ne lamenta e si sente depredato della propria creatività. Ma non è affatto così.

Avete di fronte voi un viaggio dentro la tortuosa psiche di Burgess, un autore che col tempo finì per detestare la sua più famosa creazione letteraria. Oppure – di nuovo – non è così. Autore incontenibile, contraddittorio, inevitabilmente polemico, Anthony Burgess sfugge a ogni chiara analisi. Godetevi questa furibonda cavalcata tra le sfuriate burgessiane nel quarto episodio di Cracking the Kube.



La lezione deriva da un intervento che avevo preparato per la conferenza A Clockwork Symposium tenuta al London College of Communication nel Novembre 2018. 

Il materiale, largamente ampliato grazie a una visita alla International Anthony Burgess Foundation a Manchester, è alla base di un mio saggio, pubblicato questo mese in apertura del libro Anthony Burgess, Stanley Kubrick and A Clockwork Orange, a cura di Matthew Melia, professore della Kingston University, e Georgina Orgill, capo archivista del Kubrick Archive. 

Per chi fosse appassionato degli screzi tra registi e romanzieri, segnalo il saggio gemello King vs. Kubrick: The Origins of Evil dove ripercorro il quarantennale odio di Stephen King per il film che Kubrick ha tratto da Shining e ne spiego le origini, attingendo dal passato di alcolismo e violenza repressa di King. Buona visione e buona lettura. 
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