Appena uscito in totale sordina il volume di critica Stanley Kubrick scritto da Bill Krohn, monografia della serie "Maestri del Cinema" pubblicata dai Cahiers du Cinéma in italiano.
Il libro tenta una sveltissima analisi dei film di Kubrick senza dire nulla di nuovo: l'idea base attorno cui Krohn struttura il libro è il concetto di ripetizione, che Kubrick persegue opera dopo opera ripetendo scene e inquadrature da un momento all'altro del film, poi da un film all'altro, e riproponendo spesso lo stesso tema e lo stesso concetto in forme diverse.
Fino a Orizzonti di Gloria Krohn non fa danno, presentando osservazioni condivisibili sui movimenti di macchina e le scelte di messinscena. Da lì in poi, ogni capitolo è più impreciso del precedente e Krohn si attacca a dettagli minuscoli, quando non presenti, per piegarli alle sue idee. Inspiegabile poi il continuo riferimento a Orson Welles modello contro cui Kubrick lotta per superarlo.
Veste grafica che sarebbe apparsa già vetusta nei primi anni '90, una serie di inesattezze ed errori non da poco e qualche fotografia più rara delle solite che accompagnano questi volumetti, il tutto per circa 8€. Per una manciata di Euro in più fossi in voi acquisterei Invito al Cinema di Stanley Kubrick di Ruggero Eugeni, Mursia, con maggior beneficio.
E poi, vi prego, basta coi libri che si chiamano "Stanley Kubrick"! Averne uno intitolato "Kubrick Stanley" sarebbe già una rivoluzione.
06 novembre 2010
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