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Il libro tenta una sveltissima analisi dei film di Kubrick senza dire nulla di nuovo: l'idea base attorno cui Krohn struttura il libro è il concetto di ripetizione, che Kubrick persegue opera dopo opera ripetendo scene e inquadrature da un momento all'altro del film, poi da un film all'altro, e riproponendo spesso lo stesso tema e lo stesso concetto in forme diverse.
Fino a Orizzonti di Gloria Krohn non fa danno, presentando osservazioni condivisibili sui movimenti di macchina e le scelte di messinscena. Da lì in poi, ogni capitolo è più impreciso del precedente e Krohn si attacca a dettagli minuscoli, quando non presenti, per piegarli alle sue idee. Inspiegabile poi il continuo riferimento a Orson Welles modello contro cui Kubrick lotta per superarlo.
Veste grafica che sarebbe apparsa già vetusta nei primi anni '90, una serie di inesattezze ed errori non da poco e qualche fotografia più rara delle solite che accompagnano questi volumetti, il tutto per circa 8€. Per una manciata di Euro in più fossi in voi acquisterei Invito al Cinema di Stanley Kubrick di Ruggero Eugeni, Mursia, con maggior beneficio.
E poi, vi prego, basta coi libri che si chiamano "Stanley Kubrick"! Averne uno intitolato "Kubrick Stanley" sarebbe già una rivoluzione.
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