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26 marzo 2013

Recensione di 2001: The Lost Science

L'anno scorso è uscito in sordina, pubblicato da una minuscola casa editrice canadese, il libro 2001: The Lost Science, edito da Adam K. Johnson e dedicato interamente agli archivi dell'ingegnere Frederick I. Ordway III, principale responsabile dell'accuratezza scientifica di 2001: Odissea nello Spazio.

Il libro, di sole 112 pagine ma dalle dimensioni esagerate (largo 30 cm e alto oltre 40), raccoglie una selezione dal materiale custodito agli archivi dello U.S. Space & Rocket Center. Da un totale di oltre duemilacinquecento documenti, il libro ne presenta un centinaio, soprattutto foto scattate nei teatri di posa di Borehamwood e cianografie di produzione, ossia i disegni dei progetti per la costruzione dei modelli delle astronavi e delle basi lunari.

L'autore Adam Johnson è infatti un rinomato costruttore di repliche dei modellini impiegati nei film di fantascienza e il taglio che ha dato al libro è completamente in linea con la sua passione. Sintetizzando al massimo si può dire che sia un libro scritto da un ingegnere per un pubblico di ingegneri.

Come potete vedere da questa video-recensione di un fan, la maggior parte delle pagine contiene riproduzioni fotografiche, modelli, cianografie.



Non c'è alcun commento testuale, se non delle brevi didascalie alle foto. Non c'è neppure un discorso di inquadramento del materiale, che viene presentato suddiviso per manufatto: un capitolo dedicato all'astronave Aries, uno alla Orion, uno alla base lunare Clavius, uno al moonbus, uno alla Discovery, e così via. Tutto quello di 2001 che non ha a che fare con la costruzione di un modello o di un pannello comandi viene completamente ignorato: eppure Ordway ha supervisionato l'intera produzione e scommetterei che tra i 2500 documenti in suo possesso ci sono molti memo, molti appunti e molte relazioni tecniche di notevole interesse.

Tuttavia, lo scopo di questo libro sembra esclusivamente quello di fornire tutte le informazioni per poter ricostruire i modelli visti nel film – e a buon ragione, dato che le cianografie sono quelle originali restaurate con minuziosa precisione.

Ci sono comunque anche piccole curiosità e perle interessanti: ad esempio nelle prime pagine vengono presentate tutte le foto ai modelli delle bombe atomiche in orbita attorno la Terra, quando nel film montato ne sopravvivono solo due, oppure una pagina spiega il significato delle sigle che compaiono e scompaiono nei monitor attorno l'onnipresente occhio di HAL: sono state inventate da Douglas Trumbull e si riferivano alle varie funzioni controllate dal computer – ATM per "Atmosphere check", COM per "Communication status check", NUC per "Real time monitoring of the nuclear plant core", e così via.

Nelle appendici finali è poi molto bello vedere le foto ai modellini in vari stadi di completamento intagliati nel legno e parzialmente dipinti, e soprattutto le prove fotografiche per rendere le astronavi più realistiche possibile: nella pagina vediamo quattro prove per fotografare sulle lastre fotografiche 20x25cm la Aries, con obiettivi differenti e varie luci di riempimento. Kubrick preferirà la versione con lente più aperta ma senza luci, uno scatto che garantiva il maggior contrasto. Peccato che l'autore non sia interessato a chiudere il cerchio: queste foto ad alta risoluzione venivano incollate su lastre di vetro e riprese contro sfondi stellati e sagome di pianeti per le animazioni; Kubrick fece realizzare i modellini perché venissero fotografati e poi decise di riprendere queste foto con la macchina da presa 70mm, un processo che donava maggior precisione ai movimenti rispetto a alle riprese dirette sui modellini. Sfogliando il libro si sente la mancanza di informazioni di questo tipo, e alla lunga (ma anche subito, in realtà) il contenuto risulta piuttosto noioso e sterile.

Ad ogni modo le fotografie dai set sono moltissime e spesso mai viste prima, scattate da Ordway e da Kubrick (anche se i crediti alla fine del volume non distinguono tra i due). Ci sono anche una manciata di scatti inediti al regista, che fanno sempre piacere.

La sensazione che resta alla fine della lettura, e questo è utile, è che il team dietro 2001: Odissea nello Spazio abbia progettato e lavorato come se, invece che realizzare un film, dovessero davvero costruire astronavi e interfacce realmente utilizzabili. Le didascalie comprendono testi di Ordway scritti all'epoca per illustrare (a Kubrick, presumo) il funzionamento dei vari manufatti: la distanza tra il realismo cinematografico e il reale è brevissima.

Allegato al libro, un DVD contenente vari contributi. Il primo è il documentario 2001: The science of futures past, realizzato dalla stessa casa di produzione che aveva girato 2001 and Beyond; molte delle interviste a Arthur C. Clarke, Douglas Trumbull e appassionati di fantascienza sono infatti riciclate dal vecchio documentario. Ad ogni modo, sia questo che l'altro risultano lavoro piuttosto modesti.

Segue la registrazione di un simposio tenuto nel 2001 ad Albuquerque dalla National Space Society a cui hanno partecipato Frederick Ordway, l'attore protagonista Keir Dullea, il mimo interprete dell'ominide Moonwatcher Daniel Richter, l'illustratore dei poster Robert McCall e, in videoconferenza da Ceylon, Arthur Clarke. La qualità audio e video è pessima, ed è un peccato perché, a parte l'intro un po' piatta di Ordway, i discorsi di tutti gli ospiti sono molto brillanti e piacevoli. Molto meglio questo del precedente documentario: Dullea racconta il pericoloso stunt a cui si è sottoposto per le sue scene, Richter come convinse Kubrick ad assumere lui e la sua squadra di mimi per sbloccare l'impasse sulle prime scene del film, e McCall la sua esperienza londinese assieme alla famiglia di Kubrick.

Il successivo video è uno slideshow di fotografie concesse da Andrew Birkin: all'epoca del film poco più che un adolescente, inviato in Africa a supervisionare le riprese fotografiche da utilizzare per i fondali dell'Alba dell'Uomo. Tra callsheet di produzione, lettere e telex con le istruzioni per le foto, scatti ricordo nel deserto e polaroid dell'attrezzatura, questi 8 minuti sono il pezzo migliore di tutto il prodotto.

C'è anche un filmatino da mezzo minuto in cui Arthur Clarke che si tira fuori dal taschino della camicia un chihuahua orbo. Weird!

Il DVD ha anche contenuti Rom – e sinceramente ci avevo anche sperato. Sfortunatamente contiene solo dei PDF di rapporti tecnici e relazioni scientifiche scritti da Ordway per la NASA, il cui collegamento con Stanley Kubrick è solamente che di sicuro lui li avrà letti. Io non posso dire altrettanto.

20 marzo 2013

Documentario su Orizzonti di Gloria

Un nuovo documentario su Orizzonti di Gloria verrà presentato a fine mese a Lakewood, nell'Ohio, alla presenza del regista David Spodak, originario della cittadina.

Intitolato Anatomy of a film: Paths of Glory, il documentario, che fa uso anche di foto di scena inedite, si avvale delle testimonianze dirette del produttore James B. Harris e dell'attore Richard Anderson.

Harris è da sempre uno dei migliori ospiti che si possono intervistare per parlare dei primi film di Kubrick: il suo ruolo da produttore garantisce competenza, e il fatto che all'epoca fosse l'amico e compare di Kubrick gli consente anche l'accesso ai pensieri e alle intuizioni del regista. Anderson, nelle poche interviste che ha rilasciato, si è distinto sempre per uno sguardo molto acuto sul processo creativo legato al film.

La scelta fa ben sperare: in questo senso è migliore della selezione operata dalla Criterion per il documentarietto collegato all'edizione restaurata del film, che includeva inutilità varie di Jan Harlan e un contributo poco incisivo di Christiane Kubrick.

Anche aver intitolato il documentario "Anatomia di un film" è un ottimo lasciapassare. Rende bene lo stile del lavoro: il film viene analizzato minuziosamente nelle sue componenti cinematografiche, dalla recitazione alla messinscena, dall'illuminazione ai movimenti di macchina, dal montaggio alla colonna sonora. Nell'intervista di presentazione del lavoro, il regista confronta questo tipo di documentario ai commenti audio che si trovano nei DVD: si lamenta del fatto che, dopo anni in cui ai film non veniva riservata nessuna attenzione critica, i commenti audio non sono stati la vera svolta che promettevano; poiché gli attori, i registi e i critici che li realizzano parlano mentre il film va avanti sostanzialmente muto, viene escluso il lavoro sul suono e non c'è tempo di soffermarsi su nessuna sequenza né di rivedere una scena più volte per poterne evidenziare tutti gli elementi che la fanno funzionare.



Mi trova molto d'accordo. Il progetto ha dichiaratamente l'intenzione di riservare finalmente ai film lo stesso grado di attenzione critica che siamo abituati a tributare alla letteratura, alla pittura, alla scultura e alla musica. Kubrick stesso si batteva nelle interviste per ottenere lo stesso risultato.

Nei seguenti estratti dal documentario possiamo vedere come l'analisi viene applicata alle sequenze della battaglia e del processo di Orizzonti di Gloria.





Fin qui tutto molto bene. Speriamo che nel resto del film non si facciano prendere la mano dalla sindrome che colpisce la maggior parte dei critici, quella di dimenticarsi di parlare degli ingredienti che fanno il film per appiccicare sopra di esso le proprie elucubrazioni. Intanto che il documentario sarà reso disponibile dopo le proiezioni in sala, possiamo leggere un'intervista al regista e visitare il sito internet dove ci sono ulteriori contributi video.

12 marzo 2013

I disegni di Brian Sanders dal set di 2001: Odissea nello Spazio

Durante la lavorazione di 2001: Odissea nello Spazio Kubrick assunse l'illustratore britannico Brian Sanders per documentare le riprese del film. Sanders ebbe carta bianca sul set, a patto di sottoporre i suoi disegni a Kubrick per autorizzarne la successiva pubblicazione.

Sul sito dell'agenzia Artist Partners di cui fa parte, Sanders racconta la routine del suo lavoro sul set e alcuni aneddoti.

Tra le cose che non sapevo, Sanders rivela che gli attori che dovevano indossare i caschi da astronauta respiravano aria compressa per evitare che sotto le potenti luci di scena il loro respiro formasse condensa sul vetro del casco.

Sanders racconta anche il primo giorno delle riprese sul set della centrifuga: Kubrick non volle che nessuno fotografasse nulla perché voleva mantenere il segreto su cosa stesse realmente succedendo, ossia che era la macchina da presa a girare e non gli attori. Al primo giro, le luci che illuminavano il set iniziarono ad esplodere perché i cavi restarono impigliati. "Fu un momento piuttosto da panico," ricorda. Gary Lockwood aveva una botola da cui poteva sgattaiolare fuori alla svelta in caso di pericolo, ma Sanders ammette che l'attore doveva avere una buona dose di coraggio per entrare nel marchingegno.

Un altro momento riguarda William Sylvester, l'attore che interpretava il Dr Heywood R Floyd. "Un giorno venne sul set e non riusciva a dire nulla. Doveva avere qualche problema a casa, non era affatto in sé - non so cosa avesse. Ma Stanley fu così paziente! Sylvester aveva solo poche battute e Stanley lo guidò gentilmente parola per parola, finché non disse la sua parte senza sbagliare un colpo - prima, non era riuscito neppure a spiccicar parola. Ogni altro regista probabilmente l'avrebbe massacrato."

Sanders dice di aver conservato ventiquattro disegni, anche se pensa di averne fatti di più. Come molte delle storie legate a Stanley Kubrick, anche questa ha un finale amarognolo: "Stanley non espresse mai un'opinione su nessuno dei miei lavori. Neppure uno dei suoi collaboratori fu in grado di dirmi cosa pensasse. Alla fine i miei disegni non furono pubblicati da nessuna parte - fu una delusione terribile."



Altri disegni possono essere ammirati sul blog Today's inspiration e sul profilo Tumbler della Artist Partners. Grazie a Fabio per la segnalazione! (Simone, rosica :P)

04 marzo 2013

Lettera a Anthony Burgess su Napoleon Symphony

Vista la notizia di ieri, cade a fagiolo la lettera pubblicata la settimana scorsa da Letters of Note, in cui Stanley Kubrick, nel 1972, comunicava a Anthony Burgess, autore di Arancia Meccanica, il rifiuto del suo romanzo sulla vita di Napoleone Bonaparte come base per il Napoleon.
STANLEY KUBRICK
15 giugno 1972

Caro Anthony,
dovrei iniziare col dire che non so proprio come scrivere questa lettera, e che è un compito tanto ingrato per me scriverla quanto deve essere per te leggerla.

Sei uno scrittore talmente di genio e di successo, e io sono talmente un tuo ammiratore, che è inutile star qui a elencare con benevolenza tutto quel che di ovviamente eccellente c'è nella "Sinfonia Napoleone". Allo stesso tempo, spero vivamente che la nostra pur troppo breve amicizia possa sopravvivere al dirti che il manoscritto non è un'opera che possa aiutarmi a fare un film sulla vita di Napoleone. Nonostante i suoi considerevoli meriti, non aiuta, secondo me, a risolvere nessuno dei due problemi principali: quello di condensare notevolmente gli eventi (e probabilmente ristrutturare la sequenza cronologica) al fine di farne un buon racconto, senza banalizzare la storia e il personaggio, né quello di fornire un dialogo realistico che non risulti appesantito dallo spiegare le cose o dai fatti storici.

Sono davvero dispiaciuto che questa lettera non possa essere fonte né di piacere né di benefici per nessuno di noi due e, dopo aver detto quel che ho detto, posso solo ringraziarti per averci provato e sperare che tu continuerai ad accettare la mia ammirazione e il mio rispetto per te come artista, e il mio grande affetto e amicizia per te come persona.

Sinceramente,
Stanley
Questo per dire che dopo aver scritto di proprio pugno un trattamento e una sceneggiatura tra il 1969 e il 1971, nel 1972 Kubrick non era ancora soddisfatto dello script. La storia dei film di Kubrick è costellata di sceneggiature scritte e riscritte senza sosta da scrittori diversi fino alle modifiche apportate con le improvvisazioni con gli attori sui set, da A.I. iniziato nel 1976 e ancora in panne nel 1999, ad Eyes Wide Shut affrontato nel 1971 e portato avanti senza successo fino al 1996.

Ma tanto adesso c'è Steven con tutti i crismi della Estate. Un bel Napoleon cotto e mangiato, di cui ovviamente Kubrick sarebbe stato felice – macché, fiero.

03 marzo 2013

Spielberg sviluppa il Napoleon

In un'intervista al canale francese Canal+, riportata anche da Indiewire, Steven Spielberg, fresco di nomina come presidente del prossimo festival di Cannes, ha dichiarato oggi: "sto sviluppando una sceneggiatura di Stanley Kubrick, per una miniserie TV, non per un film, sulla vita di Napoleone. Kubrick scrisse lo script nel 1961, un sacco di tempo fa. Insieme agli eredi Kubrick, con cui ho realizzato A.I. faremo questa miniserie su Napoleone."

Per il momento sono queste le poche parole, che confermano solo il suo coinvolgimento con la Kubrick Estate. Non è noto adesso se Spielberg riscriverà la sceneggiatura, se sarà chiamato qualcun altro come si vociferava anni fa, se si limiterà a produrre la serie o la dirigerà personalmente. Dopo tanto bussare alle porte di mezzo mondo, Jan Harlan è riuscito nel suo intento.

Mi limito a dire che molto probabilmente lo script è del '71, non '61. Non sono mai stati trovati documenti o testimonianze di un interesse di Kubrick per la vita di Napoleone prima del 1967.

Il servizio su Spielberg inizia al minuto 9 del video sottostante.

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