Leon Vitali è stato di recente al centro della controversia sul formato di Barry Lyndon per il trasferimento in Blu-ray e si è attirato un certo risentimento per il modo con cui ha difeso le scelte non ortodosse della Warner Bros.
In questa intervista realizzata per DP/30 si concentra tuttavia sull'intera sua esperienza di attore e collaboratore di Stanley Kubrick, regalando un po' di gustosi aneddoti sulla realizzazione di Barry Lyndon, Shining e Full Metal Jacket.
Il mio preferito si riferisce all'incasinatissima post-produzione di Shining, eseguita durante l'altrettanto incasinato trasloco da Abbots Mead a Childwickbury: tra i tecnici coinvolti nei due mastodontici lavori, la battuta che serpeggiava di nascosto era "In that house, no one can hear you scream!"
24 luglio 2011
08 luglio 2011
Il più grande regista all'opera oggi
Il sito Letters of Note, che raccoglie corrispondenza di persone famose, ha pubblicato ieri una lettera d'ammirazione che un giovane Stanley Kubrick aveva scritto a Ingmar Bergman nel febbraio del 1960.
Il nostro non perderà tempo: chiuso Spartacus e affrontata la promozione con discreta faccia di bronzo, Kubrick farà armi e bagagli e si trasferirà immediatamente in Inghilterra per girare Lolita, restandovi per tutta la vita.
La lettera è esposta alla mostra su Ingmar Bergman al Deutsche Kinemathek Museum di Berlino.
9 Febbraio 1960All'epoca, Kubrick si trovava impelagato nell'infelice esperienza di Spartacus in cui aveva dovuto lottare contro il potere di Kirk Douglas e le irrazionalità del sistema hollywoodiano. Non è difficile lettere tra le righe una certa invidia per un regista straniero che lavorava in piena e totale autonomia, con un gruppo di attori fidato ed eccezionale, intento solo a creare la sua personale visione del mondo.
Caro Signor Bergman,
lei ha sicuramente ottenuto consenso e successo in tutto il mondo tali da rendere queste righe alquanto superflue. Ma per quanto possa valere, desidero aggiungere la mia ammirazione e gratitudine come suo collega per il celeste e brillante contributo che lei ha dato al mondo del cinema (Non sono mai stato in Svezia e quindi non ho mai avuto il piacere di vedere i suoi lavori teatrali). La sua visione della vita mi ha commosso profondamente, molto più di quanto io sia mai stato commosso da qualsiasi altro film. Credo che lei sia il più grande regista all'opera oggi. Oltre a questo, mi lasci dire che lei non ha rivali nella creazione di uno stato d'animo e di un'atmosfera, nella sottigliezza delle interpretazioni, nell'evitare l'ovvio, nella verità e completezza dei suoi personaggi. A questo si deve anche aggiungere tutto il resto che occorre mettere nella realizzazione di un film. Credo che lei sia benedetto da attori meravigliosi. Max von Sydow e Ingrid Thulin vivono distintamente nella mia memoria, e ce ne sono molti altri nella sua compagnia d'attori di cui ora mi sfuggono i nomi. Auguro a lei e a tutti loro la più grande fortuna, e aspetterò con ansia ciascuno dei suoi prossimi film.
I miei migliori saluti,
Stanley Kubrick
Il nostro non perderà tempo: chiuso Spartacus e affrontata la promozione con discreta faccia di bronzo, Kubrick farà armi e bagagli e si trasferirà immediatamente in Inghilterra per girare Lolita, restandovi per tutta la vita.
La lettera è esposta alla mostra su Ingmar Bergman al Deutsche Kinemathek Museum di Berlino.
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