E' arrivata la primavera e sugli scaffali è tutto un fiorire e rifiorire di libri su Kubrick.
Oltre al già recensito bel libro di Alessandro Gnocchi sui segreti di Shining, sono appena usciti o escono in questi giorni Il Mondo di Kubrick, saggio di "cinema, estetica, filosofia" di Roberto Lasagna per Mimesis Edizioni, la ristampa di Non Ho Risposte Semplici, collezione di interviste a Kubrick tradotta in italiano da Minimum Fax, e una nuova edizione dell'insuperato Invito al Cinema di Stanley Kubrick di Ruggero Eugeni, per Mursia.
Due parole su quest'ultimo: l'edizione cambia formato, non più il piccolo e comodo tascabilino che mi piaceva tanto ma un libro di media grandezza, di impatto all'occhio francamente orribile ma, come è d'uopo, vi esorto a non giudicare il libro dalla copertina (e anche dalla stampa, in questo caso); Eugeni è e resta il miglior libro di critica sul cinema di Kubrick e dovete comprarlo anche se l'editore si è messo d'impegno a scoraggiarvi. Rispetto all'edizione del 2002, che integrava quella del '95 con un capitolo su Eyes Wide Shut, qui l'autore aggiunge un altro capitolo ancora con un aggiornamento bibliografico post-1999.
Ce n'è anche per chi volesse leggere narrativa: Fazi ripubblica Le Avventure di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray, quel simpatico mattone che viene bene anche come fermaporta.
Buona lettura!
21 marzo 2015
14 marzo 2015
I Segreti di Shining, di Alessandro Gnocchi
In uscita questo mese per Barney Edizioni, il libro I Segreti di Shining di Alessandro Gnocchi si propone, come recita il sottotitolo "King contro Kubrick", di raccontare e analizzare lo scontro tra i due SK legati alla storia della famiglia Torrance.
Poiché le informazioni online su questo libro sono scarse, copio qui la terza di copertina che riassume bene l'intento del libro.
Il primo capitolo su Stephen King è davvero molto buono: un rapido ma non superficiale excursus sul lavoro dello scrittore, sulle sue preoccupazioni estetiche e sull'universo di valori che governa le sue opere. Gnocchi ha fatto un bel lavoro di ricerca, citando qui moltissime interviste di King (alcune inedite in italiano) e imbastendo un racconto che ci fa vedere quanto di se stesso l'autore abbia messo in Jack Torrance.
Peccato che il capitolo su Kubrick sia più debole: Gnocchi si affida a Baxter e LoBrutto per raccontare la lavorazione di Shining, ma questo lo porta a imbastire un'aneddotica di minor mordente e senza una vera direzione, che infine poco apporta al confronto con il romanzo. Se ogni episodio del primo capitolo riusciva infatti ad aggiungere un segno al nascente ritratto di Stephen King, i racconti collegati alle riprese dentro gli EMI Studios, alle sessioni di sceneggiatura con Diane Johnson e al montaggio con successivi tagli e rimaneggiamenti dell'ultimo minuto non ci dicono quasi nulla di Kubrick, delle sue preoccupazioni e ossessioni, e delle sue idee su questa storia.
Fortunatamente il livello torna alto con gli ultimi due capitoli che si concentrano sulle differenze dei due approcci, illustrandole con le dichiarazioni sul film che Stephen King si è dapprima lasciato sfuggire tradendo una malcelata delusione e che poi non ha perso occasione per ribadire, rinforzare, ripetere non appena gli si prestasse occasione. Senza esplicitarlo, come si confà a chi sa scrivere in modo intelligente, Gnocchi ci ha suggerito come Shining sia stata per King un'opera estremamente personale e come l'approccio opposto di Kubrick debba esser sembrato al romanziere assolutamente niente di meno di un tradimento della propria visione del mondo.
Soprattutto le ultime pagine, dove Gnocchi tira le fila del discorso e mette a confronto i due antitetici sistemi di valore degli artisti, mi sono sembrate puntali, acute, assolutamente a fuoco e convincenti.
Tra l'altro posso serenamente dire di aver letto uno dei pochi libri italiani che parlano del cinema di Kubrick senza farmi nascere quella fastidiosa impressione che l'autore, in fondo in fondo, questi film di Kubrick non se li sia davvero visti con occhi attenti e sgombri da pregiudizi.
Al contrario, le riflessioni di Gnocchi sul Kubrick relativista scettico e, più nello specifico, le pagine in cui spiega come il Jack Torrance di Kubrick non sia mai messo di fronte alla scelta tra Bene e Male (il momento archetipico della fiaba "eroe tentato che coglie la mela avvelenata", che infatti Kubrick si preoccuperà di eliminare dal montaggio) suggeriscono un'impostazione del regista e dei suoi personaggi valida per tutte le altre sue opere.
Il tutto in 120 pagine nette, scorrevoli e a tratti perfino coinvolgenti grazie alla passione dell'autore tanto verso King che verso Kubrick. Uno degli aspetti che mi sono sembrati più interessanti di questo libro è proprio il fatto che l'autore non parteggia né per l'uno né per l'altro, o meglio, parteggia per entrambi. La sincera passione di chi scrive diventa il divertimento e l'interesse di chi legge.
Insomma: spiace per quelle digressioni poco utili e per qualche concessione di troppo alla critica filosofico-concettuale della bibliografia kubrickiana che Gnocchi si è sentito in dovere di includere (si capisce che ha più competenza su King che su Kubrick, e gli è stato più facile soffiare via la lolla kinghiana), ma I Segreti di Shining è proprio un bel librino, piacevole, utile, da cui ho imparato cose che non sapevo e che mi ha fatto venir voglia di rileggere il romanzo con mente meno kubrickiana.
Poiché le informazioni online su questo libro sono scarse, copio qui la terza di copertina che riassume bene l'intento del libro.
Pur raccontando la stessa storia, le due opere hanno prospettive opposte. In totale disaccordo, King e Kubrick duellarono a distanza per anni. E' uno scontro che riflette due posizioni culturali che hanno segnato l'intero Novecento. L'umanista King contro l'esteta Kubrick. Il credente (a suo modo) contro lo scettico. Lo scrittore morale (non moralista) contro il relativista. La cosa affascinante è che entrambi hanno ragione. Il romanzo di King si presta perfettamente alla rilettura radicale di Kubrick.Entrambi gli artisti toccano corde universali, sia pure diversissime: e chi potrebbe dirsi un uomo completo se non oscillasse, a volte nel giro di pochi minuti, da un estremo all'altro, da King a Kubrick, dalla speranza in un mondo ordinato alla impossibilità di trovare punti di riferimento stabili? In questo libro assistiamo alla nascita del romanzo, a quella del film, ai rapporti tempestosi tra King e Kubrick. Due geni a confronto, che ci interrogano con uguale forza sul senso della vita.Lo avrete già capito, finalmente un saggio scritto con piglio narrativo, finalmente un libro, per di più italiano, agli antipodi del consueto volume critico scritto per auto-lodarsi e sotterrare Kubrick di idee proprie, ma un tentativo di raccontare un libro e un film vicinissimi ma anche lontanissimi, come i loro autori.
Il primo capitolo su Stephen King è davvero molto buono: un rapido ma non superficiale excursus sul lavoro dello scrittore, sulle sue preoccupazioni estetiche e sull'universo di valori che governa le sue opere. Gnocchi ha fatto un bel lavoro di ricerca, citando qui moltissime interviste di King (alcune inedite in italiano) e imbastendo un racconto che ci fa vedere quanto di se stesso l'autore abbia messo in Jack Torrance.
Peccato che il capitolo su Kubrick sia più debole: Gnocchi si affida a Baxter e LoBrutto per raccontare la lavorazione di Shining, ma questo lo porta a imbastire un'aneddotica di minor mordente e senza una vera direzione, che infine poco apporta al confronto con il romanzo. Se ogni episodio del primo capitolo riusciva infatti ad aggiungere un segno al nascente ritratto di Stephen King, i racconti collegati alle riprese dentro gli EMI Studios, alle sessioni di sceneggiatura con Diane Johnson e al montaggio con successivi tagli e rimaneggiamenti dell'ultimo minuto non ci dicono quasi nulla di Kubrick, delle sue preoccupazioni e ossessioni, e delle sue idee su questa storia.
Fortunatamente il livello torna alto con gli ultimi due capitoli che si concentrano sulle differenze dei due approcci, illustrandole con le dichiarazioni sul film che Stephen King si è dapprima lasciato sfuggire tradendo una malcelata delusione e che poi non ha perso occasione per ribadire, rinforzare, ripetere non appena gli si prestasse occasione. Senza esplicitarlo, come si confà a chi sa scrivere in modo intelligente, Gnocchi ci ha suggerito come Shining sia stata per King un'opera estremamente personale e come l'approccio opposto di Kubrick debba esser sembrato al romanziere assolutamente niente di meno di un tradimento della propria visione del mondo.
Soprattutto le ultime pagine, dove Gnocchi tira le fila del discorso e mette a confronto i due antitetici sistemi di valore degli artisti, mi sono sembrate puntali, acute, assolutamente a fuoco e convincenti.
Tra l'altro posso serenamente dire di aver letto uno dei pochi libri italiani che parlano del cinema di Kubrick senza farmi nascere quella fastidiosa impressione che l'autore, in fondo in fondo, questi film di Kubrick non se li sia davvero visti con occhi attenti e sgombri da pregiudizi.
Al contrario, le riflessioni di Gnocchi sul Kubrick relativista scettico e, più nello specifico, le pagine in cui spiega come il Jack Torrance di Kubrick non sia mai messo di fronte alla scelta tra Bene e Male (il momento archetipico della fiaba "eroe tentato che coglie la mela avvelenata", che infatti Kubrick si preoccuperà di eliminare dal montaggio) suggeriscono un'impostazione del regista e dei suoi personaggi valida per tutte le altre sue opere.
Il tutto in 120 pagine nette, scorrevoli e a tratti perfino coinvolgenti grazie alla passione dell'autore tanto verso King che verso Kubrick. Uno degli aspetti che mi sono sembrati più interessanti di questo libro è proprio il fatto che l'autore non parteggia né per l'uno né per l'altro, o meglio, parteggia per entrambi. La sincera passione di chi scrive diventa il divertimento e l'interesse di chi legge.
Insomma: spiace per quelle digressioni poco utili e per qualche concessione di troppo alla critica filosofico-concettuale della bibliografia kubrickiana che Gnocchi si è sentito in dovere di includere (si capisce che ha più competenza su King che su Kubrick, e gli è stato più facile soffiare via la lolla kinghiana), ma I Segreti di Shining è proprio un bel librino, piacevole, utile, da cui ho imparato cose che non sapevo e che mi ha fatto venir voglia di rileggere il romanzo con mente meno kubrickiana.
11 marzo 2015
Fotogramma inedito da Shining
In una vecchia pubblicità della Warner Bros. ho trovato questa immagine che ha tutta l'aria di essere un fotogramma da un ciak scartato di Shining.
A differenza delle scene montate nel film, qui Jack Nicholson guarda direttamente in camera dopo aver distrutto a colpi d'ascia la porta del bagno dove si è rifugiata Shelley Duvall.
E' possibile tuttavia che l'immagine sia stata scattata appositamente per scopi promozionali. Anche se è risaputo che Kubrick non seguiva più questa pratica da Arancia Meccanica in poi, è vero che per Shining esiste uno scatto di Danny Lloyd adagiato sul cuscino a forma di orso, fatto durante le riprese della scena con la pediatra, poi tagliata dal montaggio europeo del film.
La pubblicità è stata pubblicata sulla rivista di settore Screen International il 2 febbraio 1980, in un inserto promozionale in cui la Warner Bros. promuoveva i nuovi film in listino per un'uscita durante l'anno. Shining ebbe la sua première mondiale in due cinema, a New York e Los Angeles, il 23 maggio 1980.
A differenza delle scene montate nel film, qui Jack Nicholson guarda direttamente in camera dopo aver distrutto a colpi d'ascia la porta del bagno dove si è rifugiata Shelley Duvall.
E' possibile tuttavia che l'immagine sia stata scattata appositamente per scopi promozionali. Anche se è risaputo che Kubrick non seguiva più questa pratica da Arancia Meccanica in poi, è vero che per Shining esiste uno scatto di Danny Lloyd adagiato sul cuscino a forma di orso, fatto durante le riprese della scena con la pediatra, poi tagliata dal montaggio europeo del film.
La pubblicità è stata pubblicata sulla rivista di settore Screen International il 2 febbraio 1980, in un inserto promozionale in cui la Warner Bros. promuoveva i nuovi film in listino per un'uscita durante l'anno. Shining ebbe la sua première mondiale in due cinema, a New York e Los Angeles, il 23 maggio 1980.
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