Dopo la morte di Kubrick, McDowell aveva dichiarato in più occasioni di esser rimasto ferito dalla brusca interruzione da parte del regista di un rapporto che, almeno per Malcolm, era diventato una intensa amicizia. L'attore aveva quindi spiegato che i commenti sempre più ingenerosi, quando non decisamente astiosi, che aveva rilasciato negli anni nei confronti di Kubrick erano un modo per stuzzicare il regista e costringerlo ad alzare la cornetta del telefono e chiamarlo – una spiegazione che era suonata sempre un poco debole.
Qualche anno fa, Jan Harlan si era lasciato scappare un'allusione a un particolare episodio spiacevole: senza rivelare il fatto per non voler parlare alla stampa per conto di McDowell, Harlan aveva comunque ammesso che la responsabilità dell'accaduto era da attribuirsi più a Stanley che a Malcolm, in forza della sua posizione dominante: il grande e acclamato regista avrebbe dovuto vincere l'orgoglio per primo e chiamare il semi-esordiente attore per tentare di ricucire lo strappo.
In occasione di una recente intervista a Entertainment Weekly, McDowell si è sentito pronto a raccontare l'accaduto.
Ero abituato a Lindsay Anderson, che era diventato il mio migliore amico [dopo le riprese di If....]. E poi arriva Stanley, gli do assolutamente tutto quel che avevo – davvero tutto – e lui a malapena si fa vivo. Mi sono sentito rifiutato totalmente, come persona. Certo, mi ha chiamato per farmi andare in America a vendere il suo dannato film, però... mi ha fatto davvero male. E' stato uno shock. In effetti, non sono più riuscito a parlargli. Ci sono state anche altre cose, delle quali non ho granché voglia di parlare, ma ecco... diciamo che abbiamo avuto dei problemi. Mi sono sentito completamente tradito. Doveva darmi il 2 e mezzo per cento del film, cosa che non ha mai fatto. Quando mi è stato detto dai capi della Warner Bros., il film era già diventato un successo incredibile, e loro mi dicono "Beh, sei diventato un uomo ricco." E io, "Ah, sì? Perché?" E loro, "Beh, con il due e mezzo per cento che abbiamo girato a Stanley per darlo a te..." Io gli dico, "Non l'ho mai ricevuto." Loro si guardano, ridono, e fanno "Ohhh, tipico di Stanley!" Al che io penso, Mio Dio, ti capita di fare un film del genere solo una volta nella vita, perché avrebbe dovuto fare questo a un giovane attore? Perché? E' una cosa così ingenerosa e scorretta, specie quando ha avuto ogni cazzo di fibra del mio essere." Insomma, questo mi ha ferito così tanto che non sono più riuscito a parlargli.Alla luce di questo, le parole di fuoco che l'attore aveva confessato a Paul Joyce in chiusura del suo famigerato The Invisible Man assumono tutto un altro – comprensibile – significato.
Un genio? No. No. Michelangelo è un genio. John Ford è un genio, forse. Stanley, secondo me, quel che gli ha impedito di essere un genio è la sua mancanza di umanità, questo suo tirarsi indietro. Brillante, sì. Straordinario, sì. Uno dei grandi, sì. Sì, tutto questo. Ma di fondo, alla fin fine, quando mi chiedono "Come è come persona? Come è come essere umano?" Questo probabilmente è l'esame che non può superare.Riguardandolo adesso, più che il disprezzo si vede chiarissimo il dolore, e la tristezza.
4 commenti:
Filippo,
dunque, dietro lo "storico" rancore di Malcom McDowell verso Stanley c'è una storia di soldi. A questa ricostruzione, forse, giusto Jan Harlan potrebbe dare un contributo decisivo. Ad oggi,infatti, mi pare che esistano solo le dichiarazioni dell'attore. In ogni caso, una commissione del 2.5 per cento da corrispondersi ad un interprete, sebbene geniale come lui ma pur sempre semi sconosciuto al grande pubblico, non ti sembra un'esagerazione ?
Ciao Raffaele. Io mi sento di credere a Malcolm McDowell, e per vari motivi. Intanto il fatto che l'attore abbia aspettato così tanto prima di rivelare questo spiacevole episodio depone a favore della sua onestà, nonché intelligenza. Inoltre, che Kubrick non fosse proprio generoso nel concedere riconoscimenti né morali né monetari ai propri collaboratori è risaputo: Michael Herr lo raccontava nel suo libro con toni affettuosi, altri lo hanno raccontato inaciditi e con un certo (umanamente comprensibile) rancore – mi vengono in mente Douglas Trumbull, Terry Southern, per dirne due.
Sull'ammontare del compenso, non so dire se il 2,5% dei profitti fosse all'epoca alto o basso; di certo, anche fosse stato alto, avrebbe compensato la paga minima conferita per il lavoro svolto durante le riprese. Ad esempio, anche per EWS Tom Cruise aveva accettato una paga minima in cambio di una (pare sostanziosa) parte dei profitti del film.
Filippo, se non ricordo male credo che M. McDowell all'epoca di AM avesse all'incirca 26 anni e a parte IF di L. Anderson, correggimi se sbaglio, era più o meno uno sconosciuto. Che potesse già negoziare con SK una profit commission tale da generare qualche centinaio di migliaia di dollari mi sento di poterlo escludere. Forse è stata una specie di promessa non mantenuta o qualcosa del genere. Molti sostengono pure che la delusione dell'attore fu grandissima anche perché non fu mai più richiamato da SK in nessuno dei suoi film successivi
Sì, sì, questo è quel che lui ha sempre detto negli anni, che ci restò male che finito il film SK chiuse i rapporti. Una spiegazione sicuramente possibile e plausibile. Meno plausibile trovavo invece i commenti con cui spiegava le proprie dichiarazioni acide: per stanare SK dal suo silenzio.
Non credo che abbia potuto negoziare nulla, non era nelle condizioni. Sarà stata un'offerta: al posto di un salario alto, ne accetti uno basso per poi partecipare dei profitti. Comunque, come dicevo, non posso dire quali siano stati i termini del contratto giacché li sa solo lui. Mi limito a riportare la sua versione attuale, che mi pare molto interessante, più logica di quel che aveva detto finora, e supportata da altre testimonianze sulla gestione dei soldi da parte di SK.
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