Vi segnalo un'intervista, anzi meglio, una chiacchierata che ho recentemente fatto con una mia amica fotografa di Trieste, Marina Raccar, che aveva bisogno di rimpolpare il suo portfolio di ritrattistica.
A due anni di distanza dall'uscita di "Stanley Kubrick e me" racconto quale era per me il vero cuore pulsante del libro, cosa è successo alle varie presentazioni e incontri che io ed Emilio D'Alessandro abbiamo fatto in giro per l'Italia e – cosa che stranamente nessuno dei giornalisti mi ha mai chiesto – quale è stato il metodo di lavoro per trasformare trent'anni di vita e centinaia di fotografie e props in una storia da raccontare.
Poiché Marina non ha il minimo interesse verso il cinema di Kubrick ma ha comunque trovato la lettura di "Stanley Kubrick e me" appassionante, ne è uscita fuori una conversazione scanzonata che spero faccia divertire anche voi.
Buona lettura, e grazie ancora per tutto l'interesse che dimostrate verso queste robe che faccio.
11 dicembre 2014
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
Che BELLA cosa!
Intervista divertente, ma anche amara per certi aspetti. Mi riferisco al carrozzone dell'editoria e del giornalismo nostrani ovviamente. Ma come può uno intervistare l'autore di un libro che non ha mai letto? Mah.
Ciao Filippo,
quanto più volte esce fuori da questa tua chiacchierata, e cioè che sei riuscito nell'impresa di far sembrare Emilio il narratore di se stesso, è assolutamente vero. Prova ne sia, ovviamente per la mia piccolissima parte, che è sempre stato il motivo principale che mi ha indotto a consigliare tutti i miei conoscenti, kubrickiani e non, di comprare il tuo libro. Ricordo di aver lasciato,tempo addietro, un piccolo commento sul sito di Emilio dove lo ringraziavo per aver reso pubblici i suoi ricordi che, di fatto, erano diventati anche i miei ricordi. In realtà, oltre ad Emilio, ovviamente, avrei dovuto rendere omaggio anche te per essere stato così bravo nell'aver soppresso l'ego dello scrittore a tal punto da renderlo invisibile. Non so quanto la cosa possa farti piacere ma, oggi, descrivo "Stanley Kubrick e me" come un libro di Filippo Ulivieri. Un saluto
Grazie Raffaele, sia per i complimenti che per aver suggerito il libro a tanti amici cinefili e non. È grazie al vostro gradimento e al vostro passaparola che dopo oltre due anni il libro è ancora nelle librerie e l'interesse verso la storia di Emilio non si è spento. Che dire, grazie un'altra volta :)
Posta un commento