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24 gennaio 2010

Napoleon: recensione parte 8

Penultima recensione dello Stanley Kubrick's Napoleon prima del commento conclusivo sull'intera operazione: qui offro un resoconto degli ultimi due saggi del libro Text, seguiti da un parere d'insieme su questo volume.

In A historian's critique of the screenplay la sceneggiatura – del cui valore cinematografico ho scritto nella precedente puntata – viene esaminata da un punto di vista storico da Geoffrey Ellis, che già aveva introdotto e annotato le conversazioni con lo storico Felix Markham e il trattamento di Kubrick.

Analizzando quali episodi della vita di Napoleone Kubrick ha scelto di rappresentare e quali invece ha ignorato riassumendoli con la voce narrante, Ellis ritiene che l'interesse principale di Kubrick risiedesse "nel Napoleone-il-guerriero, con le sue motivazioni psicologiche e il suo senso strategico da conquistatore militare, piuttosto che nel Napoleone-il-politico o Napoleone-il-legislatore, nonostante il suo monumentale lascito politico per la Francia e l'Europa." Ha indubbiamente ragione: anche se Kubrick aveva parlato apertamente di quanto il mondo moderno per come lo conosciamo sia stato plasmato da Napoleone, questa ampiezza di prospettiva non traspare dalla sceneggiatura.

Esaminando la giustapposizione degli episodi pubblici e privati, Ellis è in grado di cogliere e restituire perfettamente l'intento di Kubrick di illustrare la psicologia di Napoleone, la sua forza e le sue debolezze, nelle varie fasi della sua vita (e della sceneggiatura). Con uguale intuito, ci spiega come gli alti e bassi della relazione tra Napoleone e Josephine servano in chiave drammatica come motivazioni delle azioni delle scene successive.

Ellis si spinge perfino a citare i tre archetipi della donna in voga dal 18° secolo in poi – la vergine pura e irraggiungibile, la donna dannata spesso prostituta dal cuore d'oro, e la moglie di solito interessante solo in contesto d'adulterio – per rintracciare come Kubrick li investa nelle figure femminili che di volta in volta affiancano Napoleone e come questo serva per esplorare la sua sessualità e emotività.

Potrebbe tranquillamente fare il critico cinematografico, questo Ellis – e con gran beneficio di tutti. Non è privo neppure di competenza visiva: ad esempio, fa notare come Kubrick si sia mantenuto ben lontano dall'iconografia classica del Napoleone-piccolo-caporale con il cappello a punte e la mano nel panciotto. Il che non ci sorprende affatto.

Quel che invece mi sorprende è come Ellis non rinunci a criticare apertamente alcune scelte di Kubrick, evidenziando difetti e occasioni mancate. Ne avevamo abbastanza di critici senza spina dorsale, anche in questo enorme Napoleon, e ben venga uno scrittore così onesto e obiettivo.

L'immagine conclusiva di Napoleone che si ottiene leggendo la sceneggiatura è, secondo Ellis, "piuttosto pervicacemente non ideologica, non sentimentale, non romantica, anzi così tanto da risultare di un realismo crudo e perfino brutale." Senza crasse sottolineature, ecco che ha fornito una definizione niente male dell'intero cinema di Kubrick.

Con soli due saggi, Ellis è entrato nel novero dei miei scrittori preferiti su Kubrick, nonostante apparentemente ne debba sapere ben poco; eppure quel che sa gli è sufficiente per non dire mai una fesseria sui film del regista, che visti i tempi (i libri) che corrono non è affatto poco.

Il successivo e ultimo saggio, Napoleon in film scritto da Jean Tulard, storico del cinema francese, analizza alcuni dei più famosi film con l'Empereur come soggetto, tra gli oltre mille realizzati dalla nascita del cinema ad oggi.

Ovviamente uno scrittore francese non poteva che partire col Napoléon di Abel Gance, e dedicargli almeno un paio di pagine. Dopodiché Tulard va avanti sciorinando titoli di film, nomi di registi, nomi di attori, nomi di produttori. Non c'è altro per dieci intere pagine.

Tra un film e l'altro, da francese qual è, Tulard non riesce a trattenere un commento caustico nei confronti di Markham, di cui credo in pochi possano mettere in discussione la competenza: "Inglese fino in fondo, non ha potuto far altro che dipingere un ritratto di Napoleone simile più alla moda di Oxford che della Sorbonne." Ma per favore.

Francamente non ho capito cosa Tulard volesse dire con questo saggio. A meno che l'elenco di altri film non gli servisse per arrivare a questa brillantissima frase: "L'errore di Kubrick è stato forse quello di voler coprire l'intera vita di Napoleone, mentre altri registi si erano saggiamente limitati a solo un episodio o una battaglia." Complimenti, ottima analisi.

Si salva solo quella frase, citata in tutte le recensioni del libro e purtroppo del tutto fuorviante rispetto al valore di questo saggio, in cui Tulard spiega come "leggendo la sceneggiatura è impossibile dire se Kubrick ammirasse Napoleone o lo disprezzasse." Ah beh, che sforzo titanico di critica cinematografica.

Concludendo con l'intero libro Text sotto mano, a prescindere del valore difforme dei saggi e dei documenti in esso raccolti, salta agli occhi che 236 pagine su 500 vanno via per le traduzioni in francese e tedesco. Sembra che la Castle si sforzi di inventare sempre nuovi modi per sprecare esattamente la metà delle pagine a disposizione. Con lo Stanley Kubrick Archives c'era riuscita stampando i fotogrammi dei film, qui ci si impegna tra traduzioni, fotografie al retro dei biglietti, stampa solo sulle dispari, ecc. Brava e ancora brava.

Le altre recensioni:
  • Impressioni iniziali: spacchettando i libri.
  • Prima parte: i tre libri più piccoli.
  • Seconda parte: sei saggi del libro Text.
  • Terza parte: i dialoghi tra Kubrick e Markham.
  • Quarta parte: corrispondenza, appunti e cronologia.
  • Quinta parte: iconografia e piano di produzione.
  • Sesta parte: il trattamento del 1968.
  • Settima parte: lo script del 1969.
  • Conclusione: recensione finale sull'intero libro.
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