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29 marzo 2023

The Ken Adam Archive

Doppietta dalla Taschen in questo mese. Dopo l'uscita del mastodontico Stanley Kubrick's The Shining a cura di Lee Unkrich, arriva un altro libro da collezione, dedicato questa volta al designer Ken Adam. The Ken Adam Archives è un volume di 360 pagine in grande formato (36cm x 36 cm), rilegato in stoffa iridescente e con copertina in stampa lenticolare – un'immagine del progetto per il set del film Agente 007 - Si vive solo due volte che, cambiando l'angolo di visione, rivela i vari passaggi di progettazione, dal primo schizzo al modellino. 

Poiché alla Taschen si devono essere accorti che i loro libroni sono anche oggetti da mettere in mostra, questo volume arriva corredato da un leggio in plastica trasparente. Il prezzo è solo leggermente più abbordabile di quello del libro su Shining: 850€ per un'edizione limitata a 1200 copie, ciascuna firmata da Ken Adam prima della sua scomparsa il 10 marzo 2016 (il che dà anche un'idea del tempo di lavorazione e distribuzione di questi libri). 


Il libro è scritto da Christopher Frayling, biografo di Ken Adam, che aveva già raccontato il lavoro dello scenografo in altre due pubblicazioni: Ken Adam: The art of production design, uscito nel 2005 per la Faber & Faber, e Ken Adam Designs the Movies: James Bond and Beyond, edito nel 2008 dalla Thames and Hudson. Anche questo libro Taschen è una lunga intervista con Adam accompagnata da disegni e fotografie provenienti dal suo archivio personale. L'intervista è interrotta da schede dedicate a ciascun film, che presentano una selezione ragionata dei bozzetti e dei disegni che Adam ha realizzato per la progettazione delle relative scenografie. Aprono e chiudono il libro due testi di Frayling che inquadrano il lavoro di Adam da un punto di vista storico e artistico. 

Il libro è introdotto da un testo critico di Rainer Rother, il Direttore Artistico della Deutsche Kinemathek. The Ken Adam Archive è infatti il risultato della decisione che Ken Adam ha preso nel 2012 quando ha affidato alla cineteca di Berlino il proprio archivio personale: oltre 5600 disegni, documenti di produzione, lettere e fotografie dai set degli oltre 70 film a cui Adam ha lavorato sono ora conservate e catalogate come parte delle collezioni permanenti della cineteca. L'archivio è anche in parte consultabile online: potete tra gli altri ammirare moltissimi dei disegni realizzati da Adam per progettare la celeberrima Centrale Operativa (ormai conosciuta più comunemente col termine inglese di War Room) del Dottor Stranamore

© Deutsche Kinemathek – Ken Adam Archiv

Il libro dedica ovviamente ampio spazio alla collaborazione tra Adam e Kubrick, per Il Dottor Stranamore e Barry Lyndon, film che portò ad Adam il primo dei suoi due Oscar. Rispetto al primo libro di Frayling, qui il racconto è un po' più approfondito; le note di questo The Ken Adam Archive dicono che Frayling ha intervistato Adam anche negli ultimi anni della sua vita e lo ha aiutato a selezionare il materiale da riprodurre nel libro; la consultazione dei vari bozzetti deve aver aiutato il riaffiorare di aneddoti alla memoria. Frayling ha inoltre potuto consultare i documenti al Kubrick Archive ed è così in grado, rispetto a prima, di offrire un calendario più preciso di alcuni eventi precedentemente trattati in modo un po' confuso, come il drammatico abbandono di Barry Lyndon da parte dello scenografo per via dell'esaurimento nervoso che lo colpì a inizio 1974. 

Vengono anche citate nel testo diverse lettere che Kubrick e Adam si sono scambiati durante il corso degli anni, che rivelano ad esempio come Kubrick avesse offerto allo scenografo anche Arancia Meccanica e avesse probabilmente intenzione di lavorare assieme pure per Shining. Dopo l'esperienza molto intensa del Dottor Stranamore, Adam ci ha sempre pensato molto attentamente prima di accettare un invito di Kubrick. 


Ho fin qui parlato di Ken Adam dandogli la qualifica di scenografo, anche se questo termine risulta un po' riduttivo per esprimere il raggio di azione di questa figura professionale. Il termine inglese production designer rende meglio l'idea. Il production designer è infatti colui che inventa e dà forma al mondo che il film vuole raccontare: deve selezionare località in cui ambientare scene in esterni, ed eventualmente camuffarle affinché sembrino adatte al periodo storico richiesto; deve scegliere i palazzi in cui girare le scene in location; e infine – il lavoro preferito da Ken Adam – deve disegnare e progettare e costruire ambienti e scene da zero, dentro teatri di posa, per le scene in studio. 

Nelle parole di Ken Adam: 

In linea teorica, il production designer dovrebbe sovrintendere a tutto ciò che è visivo: i set, le location, gli oggetti di scena, il coordinamento dei costumi con la scenografia... Il mio lavoro inizia con la lettura del copione e con come lo interpreto visivamente. Cerco degli esterni e degli interni adatti, e progetto gli ambienti da ricostruire in studio. Sono anche responsabile della loro costruzione e devo gestire tutto il personale dei reparti scene e costumi... Il regista è il capitano della nave e io, idealmente, devo funzionare come i suoi occhi.

C'è un battuta nel libro che concretizza benissimo questa onnipresenza di Adam. Esausto dalla mole di lavoro preparatorio per Barry Lyndon, Adam si sentì dire da Kubrick che doveva anche farsi carico del design dei costumi "because you're the fucking production designer!" "E così dovevo essere io ad approvare le stoffe, i colori, i ricami, i cartamodelli, i tagli, il cucito... come i costumi si abbinavano alle scenografie... Ovviamente io lavoro sempre a stretto contatto coi costumisti, ma stavolta si trattava di creare dei vestiti da zero, il che comportava un enorme lavoro di supervisione." 


The Ken Adam Archive è di fatto il testo definitivo per commemorare la vita e le opere di Ken Adam, grazie all'apparato iconografico in larga parte inedito. Frayling però l'ha scritto interamente sotto forma di domande e risposte: le une scorrono dentro le altre, senza apparente editing. Ci sono infatti frequenti interiezioni e Adam si lascia spesso andare a digressioni aneddotiche. La sensazione che se ne ricava è quella di assistere alla loro conversazione in diretta. Non che sia sgradevole, intendiamoci, ma è il terzo libro che i due fanno a questa maniera e anche per varietà avrei gradito un approccio più ragionato e ripulito. Una prospettiva più storica e meno immediata, accompagnata magari da testi critici, sarebbe stata, credo, anche un miglior tributo al lascito colossale e influente di Ken Adam. 

Sul sito della Taschen potete trovare altre informazioni sul libro, nonché ordinarlo. Per chi non avesse voglia di spendere una piccola fortuna in un libro da collezione e non volesse attendere la probabile edizione economica di questo volume, Ken Adam: The art of production design del 2005 resta un valido libro per capire il contributo di un production designer ai film su cui poggia il suo occhio. 

© Boris Hars-Tschachotin, “THIS IS THE WAR ROOM” (2017).
Film still by Andreas-Michael Velten


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