Il numero di agosto di Linus, attualmente nelle edicole, ha uno speciale di trentadue pagine dedicate a Stanley Kubrick, come si evince dalla copertina d'impatto realizzata da Alice Iuri.
L'inserto si apre con un edioriale del direttore della rivista Igort, prosegue con un puntuale e appassionato contributo critico di Roy Menarini arricchito da illustrazioni di Marco Corona, un ricordo di Lorenzo Miglioli con illustrazioni di Tiziano Angri e un articolo sullo
Stanley and Us firmato dai tre registi Mauro Di Flaviano, Federico Greco e Stefano Landini, il tutto inframmezzato da fumetti di Massimo Giacon, Paolo Bacilieri, Thomas Campi, Sergio Algozzino e Marino Neri, quest'ultimo il mio preferito.
Il pezzo forte, se vogliamo, dello speciale sono cinque pagine con la traduzione in italiano di alcuni estratti dal libro Full Metal Jacket Diary di Matthew Modine, che qui offre in una inedita versione colorata a mano anche alcune delle fotografie che scattò sul set durante le riprese.
Chiude lo speciale una controcopertina di Paolo Bacilieri e una réclame di Stefano Zattera.
Vorrei, un po' a malincuore, spendere due parole sull'articolo firmato da Lorenzo Miglioli, che ricorda le sue chiacchierate con alcune persone che hanno avuto a che fare con Stanley Kubrick, da Marisa Berenson conosciuta sul set di Io Sono L'Amore di Luca Guadagnino, Vivian Kubrick incontrata a casa di amici a Los Angeles e Matthew Modine, protagonista di un documentario da lui prodotto, Full Metal Joker di Emiliano Montanari. Il cuore dell'articolo di Miglioli è un lungo racconto del tentativo del produttore Daniele Senatore nel convincere Stanley Kubrick a dirigere l'adattamento del libro di Patrick Süskind, Profumo.
Miglioli racconta che Senatore ricevette una telefonata dal capo della Warner perché andasse in Svizzera a negoziare la vendita dei diritti di adattamento del romanzo direttamente con Süskind. Quando lo scrittore disse che l'unico modo per realizzare un film dal Profumo era di farlo dirigere da Kubrick, la Warner organizzò per Senatore un viaggio sul set di Shining, in lavorazione in quel periodo, in modo che il produttore convincesse Kubrick ad accettare. Miglioli include vari aneddoti dal racconto di Senatore, come Kubrick che si interessa alla possibilità di usare macchine in grado di creare un effetto odorama nelle sale cinematografiche, prima di chiudere con il rifiuto del regista, che dopo attenta valutazione si dice non interessato al progetto.
Ora, la notizia che Kubrick si fosse interessato a Profumo è stata sconfessata talmente tante volte (da Jan Harlan, da Katharina Kubrick...) che non pensavo potesse più essere ritirata fuori. Citerò, mi si perdonerà, il mio saggio "Waiting for a Miracle" che include perfino una dichiarazione di Kubrick stesso che ho trovato nelle pagine della rivista Screen International del 1992: "contattato telefonicamente, Kubrick dichiara di non aver idea di come sia nata la fandonia e precisa di non aver ancora letto il libro."
Non serviva comunque aver fatto chissà quale ricerca. Il romanzo fu pubblicato nel 1985, sette anni dopo la lavorazione di Shining. Senatore non poteva certo aver incontrato Kubrick nella Colorado Lounge per discutere del progetto.
Miglioli chiude l'articolo ricordando la presenza di Emilio D'Alessandro alla Festa del Cinema di Roma quando fu presentato Full Metal Joker e Modine inaugurò la sua mostra di fotografie abbinate al FMJ Diary: "Emilio rimase con noi e Matthew per due giorni," scrive Miglioli, "e i racconti che sentii disegnarono la figura questo uomo leggendario." Siccome accompagnai io Emilio alla Mostra, posso garantire che la conversazione tra lui e Modine durò una quindicina di minuti, prima dell'arrivo dei giornalisti; più tardi andammo a vedere il documentario di Montanari ed Emilio disse due parole al pubblico, non ricordo se prima o dopo la proiezione. Qualche svelta e superficiale chiacchierata di gruppo seguì nel pomeriggio, prima che io ed Emilio ci appartassimo per un'intervista con Francesco Alò del Messaggero. Prima di cena, riaccompagnai Emilio a casa. Non ricordo una seconda giornata.
"La specie umana si racconta, non si definisce," scrive in chiusura Miglioli. Con un uomo quale Kubrick le leggende sono infinite e ramificate. Magari un pizzico di verità in più nei racconti non farebbe comunque male.